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Monte jato campagna siciliana

La Storia del Vino a Cerasa

Il Feudo di Cerasa, un tempo esteso per 500 ettari, era dedicato principalmente alla coltivazione di cereali e all’allevamento, mentre la vite veniva coltivata solo per produrre vino destinato al consumo familiare.

Durante la Prima Guerra Mondiale, il mio bisnonno, per evitare le pressioni e le razzie legate al mercato nero del grano, decise di ampliare la produzione di uva da vino, trasformando parte del caseggiato in una cantina. Purtroppo, questa fu distrutta dal terremoto del Belice.

Sin da bambino, mia nonna, con i suoi racconti, ha sempre alimentato in me il sogno di tornare a produrre vino a Cerasa.

Dopo i miei nonni, le redini dell’azienda passarono a mio padre, Leoluca Guccione, che continuò a coltivare la vigna vendendo i suoi frutti a piccoli vinificatori. Questi ultimi mantenevano viva la tradizione del vino fatto in casa, destinato a un uso personale. Un aspetto che ha sempre colpito è la rinomata qualità delle uve della zona, tanto che acquirenti provenivano persino dalla Calabria. Molti di loro erano persone che, negli anni ’60 e ’70, si erano trasferite in città alla ricerca di un futuro migliore, ma che continuavano a mantenere vive le antiche tradizioni alimentari.

Grappolo di uvaCatarratto

"In biodinamica l'agricoltore deve avere un approccio che possiamo definire artistico, cioè la capacita di sentire quello che è veramente necessario per la propria vigna"

Francesco Guccione

Frncesco Guccione

Tradizione e Biodinamica

Nel 2005 abbiamo ripreso ufficialmente a vinificare le nostre uve, spinti dalla profonda convinzione di trovarci in un territorio ad alta vocazione vitivinicola. Questa intuizione è stata presto confermata dal Trebbiano, che, a soli due anni dalla prima vinificazione, ha ottenuto il massimo riconoscimento dalla rinomata guida Gambero Rosso.
Già da qualche anno, alla pratica agricola tramandata da mio padre, avevo iniziato ad affiancare studi, letture ed esperienze legate all’agricoltura biodinamica. Un momento decisivo fu la partecipazione a un incontro con Nikolai Fuchs. Per la prima volta, sentii parlare di agricoltura non come un’arida scienza fredda e inaccessibile, ma come qualcosa di intimo, familiare, capace di risuonare profondamente dentro di me. Era l’agricoltura che avevo sempre sentito e vissuto fin da bambino.

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